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«David, domattina mi aiuti a riportare in vita il parco di miss Vélez. Joel ha chiesto giornata libera. Non ci sei che tu». Con questa richiesta del padre - giardiniere nelle ville di Hollywood negli anni Quaranta - inizia l'adolescenza di David, o meglio il suo primo amore, per Lupe Vélez, la sfortunata Mexican Spitfire di tanti film di successo e moglie di Johnny Weissmuller. È legata, per un certo periodo, a Gary Cooper, Arturo de Córdova e altri. Dai giorni dello sbarco in Normandia al 13 dicembre 1944, data del suicidio dell'attrice forse dai troppi amanti (sensuale come può esserlo una creatura di San Luis Potosí, Messico, ritrovatasi in cima allo star system, un'autentica Nanà che avrebbe inorgoglito Zola), David non farà che pensare a lei, all'unico mattino in cui l'ha incontrata e a una carezza indimenticabile. Metterà in atto ogni tattica per rivederla. Intorno a David, il taciturno padre, ebreo laico, vedovo, gran lavoratore; zia Dorothy, dal dente avvelenato verso quel «lupanare di Beverly Hills»; la vicina Marion; i compagni di classe con cui «prendere in prestito» un sidecar o litigare a proposito di quegli scrittori tedeschi emigrati sotto le palme della California.